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  Gli editoriali di NapoliTube
Dal Canale Youtube | 7 luglio 2024:

Achille Lauro, o' Comandante | Breve retrospettiva sulla sua presidenza del Napoli negli anni 50.

“un grande Napoli, per una grande Napoli”, questo era lo slogan propagandistico del Comandante Achille Lauro in occasione della campagna elettorale per l’elezione a sindaco di Napoli nell’estate 1952.

Tanti i campioni che si sono vestiti di azzurro, da Faustinho Canè a Nereo Rocco, Vinicio, Pesaola e Bugatti, cedendo alle lusinghe del vulcanico presidente Lauro che, dopo essere stato presidente della squadra azzurra dal 1936 al 1940, aveva ripreso le redini del club tra il 1952 ed il 1954.

In effetti Lauro fu il primo imprenditore, poi politico, che comprendendo i meccanismi della captatio benevolentiae, seppe sfruttare il ruolo di presidente del sodalizio azzurro per fare leva sulla tifoseria ed ottenere quel consenso necessario a farlo eleggere sindaco.

Ma il vero colpo dell’estate 1952 fu Hasse Jeppson. L’attaccante svedese, che con l’Atalanta e ai mondiali del 1950 si era fatto notare come interessantissimo giovane prospetto, fu acquistato per la cifra, all’epoca clamorosa, di 105 milioni di lire, di cui 75 all’Atalanta e 30 direttamente al calciatore.

Una spesa folle per quell’epoca, tanto che un giornale lombardo titolò “La Borsa di Milano si trasferisce al Vomero”, e che valse al fuoriclasse svedese il soprannome di “Banco ’e Napule”, tanto che quando il calciatore cadeva a terra in un contrasto di gioco, dagli spalti dello stadio del Vomero si gridava: “è caruto o banco ‘e Napule”.

All’inizio della stagione 1952-53, quella che andava ad iniziare con Lauro presidente e neo sindaco, entrato in carica il 9 luglio 1952, il Napoli affronta in amichevole gli svedesi del Idrotts Goteborg, pochi giorni prima dell’inizio del campionato. La squadra svedese era molto diversa da quella che, negli anni 80, meglio conosciuta con il nome di IFK Goteborg, vincerà ben due edizioni della coppa Uefa. Nell’amichevole precampionato del settembre 1952 il Napoli vincerà per ben 9-0, mettendo in mostra i neo acquisti Jeppson e le ali Vitali e Pesaola, punte di diamante di una squadra costruita per cercare di vincere il campionato di serie A.

Personaggio quasi cinematografico, dagli atteggiamenti eclatanti, Lauro conosceva bene i modi e i tempi per sfruttare la sua figura di Presidente del Napoli Calcio come traino per acquistare visibilità e consensi in campo elettorale. In periodo di elezioni era solito frequentare con assiduità il campo di allenamento della squadra per farsi vedere a bordocampo. Prima dell’inizio delle partite usava fare il giro del campo sventolando un fazzoletto bianco che poi annodava sul capo per proteggersi dal sole, fra l’acclamazione della folla.

Possiamo dire, senza tema di smentita, che gli atteggiamenti di Lauro siano stati di ispirazione per tanti altri imprenditori e uomini politici che, in Italia o all’estero, abbiano cavalcato il ruolo di presidenti e proprietari di squadre di calcio per fare leva sui tifosi a sostegno del loro ruolo politico/imprenditoriale. Silvio berlusconi, in Italia, ne è stato l’esempio più lampante. Quando Lauro comprò Pesaola, durante l’incontro al Municipio per la presentazione uffi ciale, si lasciò andare a uno dei suoi gesti più tipici per dimostrare affetto: “lo schiaffetto dietro la testa”. Pesaola, appena giunto a Napoli proveniente dal Novara, non del tutto consapevole dei modi gentilmente burberi del suo nuovo presidente, non prese benissimo lo scappellotto, e pare che molte delle persone presenti dovessero calmare le sue ire e spiegargli della benevolenza del gesto di Lauro.

Quando invece, Il comandante comprò Luis Vinicio dal presidente della Lazio Mario Vaselli, costruttore romano, gli affidò, in cambio, i lavori stradali di Piazza Municipio. “Un vero intrallazzatore”, insomma. Del resto solo un vero intrallazzatore poteva richiedere Sivori ad Agnelli nel 1965 e, per convincerlo, pagare 90 milioni alla Juventus commissionando alla Fiat i motori per le navi della sua sterminata flotta. Questa, insomma, la sintesi della presidenza Lauro che non ebbe mai il piacere di vincere alcun titolo durante la presidenza in prima persona ma che ebbe comunque la soddisfazione, come socio di maggioranza, di partecipare alla premiazione del Napoli, vincitore della coppa Italia, nell’estate del 1962, prima squadra di serie B a fregiarsi del titolo.

Dal Canale Youtube | 24 giugno 2024:

SSC Napoli 1987/88 | I ribelli di maggio. | Come perdere uno scudetto già vinto...

La stagione 1987/88 inizia ancor prima che finisca quella del primo scudetto e prima che venga vinta la terza coppa Italia.

Ferlaino organizza un'amichevole con il Sao Paulo dal quale acquista Antonio Careca in prospettiva di una stagione ricca di impegni.

Il Real Madrid aspetta il Napoli per l'esordio assoluto in coppa dei campioni.

In Campionato il Napoli sembra non avere avversari, ma le cose non andranno come tutti eravamo convinti sarebbero andate, almeno fino alla 25° giornata, dopo avere regolato l'Inter.

Il giocattolo si rompe all'improvviso, ma in realtà i primi segni di squilibrio e rottura erano già apparsi prima.

Dal Canale Youtube | 2 giugno 2024:

Bruno "Il Petisso" Pesaola: l'ultimo miracolo | Retrospettiva sulla stagione del Napoli 1982/83.

Siamo nell’estate del 1979, in Giappone, e si stanno giocando i mondiali di calcio under 19 che l’Argentina vincerà battendo in finale l’URSS.

Accanto a Diego, non solo come compagno di squadra, ma come vero e proprio rivale, splende anche la stella di Ramon Diaz, che dopo aver partecipato assieme a Diego ai mondiali in Spagna del 1982, si trasferirà a Napoli, mentre D10S andrà a Barcellona.

Dopo le due belle stagioni dal 1980 al 1982, con l’olandese Krol e lo scudetto sfiorato nel 1981, con la possibilità di ingaggiare un secondo straniero Ferlaino coglie l’occasione di ingaggiare Ramon Diaz che, come detto, si era messo in particolare evidenza con la nazionale albiceleste. Diaz, proveniente dal River Plate, squadra rivale del Boca Junior di Maradona, è considerato uno dei colpi di mercato dell’estate 1982, quella del trionfo del calcio italiano, della vittoria del Mundial di Espana.

Ferlaino rinuncia a Rino Marchesi, trasferitosi all’Inter e investe sul giovane Massimo Giacomini che si era messo in evidenza con Udinese e Milan.

La stagione 1982 83 si presenta come impegnativa, col Napoli che dovrà disputare il campionato di serie A, la coppa Uefa e la coppa Italia. Tra gli acquisti estivi si evidenzia l’arrivo dell’ottimo centrocampista Paolo Dal Fiume dal Perugia, il rientro di Celestini dal Catanzaro, il rientro di Capone dalla Pistoiese e, come detto l’arrivo di Ramon Diaz.

La squadra, dopo le due belle stagioni precedenti sembra, se possibile, ancora più competitiva, sebbene non al livello della Juve che ha ingaggiato Boniek e Platini e gode della intelaiatura dell’Italia campione del mondo e della Roma con Falcao e l’ex interista Prohaska. Tutto sommato, però, si punta quanto meno ad emulare le due stagioni trascorse, cercando di fare belle cose in coppa uefa. La coppa Italia, con il suo girone agostano, mette subito in evidenza un buon Napoli che, superando salernitana, perugia, avellino, lazio ed atalanta, si qualifica senza troppa fatica per gli ottavi di finale. Il puntero triste, Ramon Diaz, si mette in particolare luce con una doppietta alla Lazio nella vittoria per 2-1 al Flaminio di Roma il 1 settembre 1982. Insomma tutto sembra procedere bene e nulla fa presagire quella che, invece, si rivelerà essere una stagione disastrosa.

Ma vediamo il contesto in cui maturano gli eventi. Innanzitutto la scelta dell’allenatore: Marchesi rappresentava la sicurezza di un’esperienza ottima e la conoscenza della squadra che aveva fatto tanto bene nei due anni precedenti, Giacomini, viceversa, allenatore emergente, rappresenterà un azzardo di cui, ben presto, Corrado Ferlaino si dovrà pentire. In società, inoltre, l’allontanamento di Antonio Juliano che aveva portato all’ingaggio di Krol, sembra privare della giusta competenza l’organigramma dirigenziale.

Ma tra i problemi che affliggono la ssc napoli, probabilmente il più importante è quello che riguarda il conflitto tra Corrado ferlaino e la criminalità organizzata. In una intervista del 2022, Roberto Saviano raccoglie le dichiarazioni di Giuseppe Misso, boss camorrista della Sanità che racconta delle bombe piazzate davanti alla residenza di Ferlaino. La lettura di quegli eventi però è molto più semplice e scontata di quanto dica il Misso e ruota intorno alle attività criminali che si svolgevano nella zona dello stadio san Paolo, dalla vendita di gadget e magliette false ai parcheggiatori abusivi, in tutto quel sottobosco di criminalità che vedeva taglieggiata la SSC Napoli.

Il 10 ottobre 1982, la sconfitta interna contro la Roma scatena la violenza cieca del pubblico del San Paolo, a pochi minuti dalla fine dell’incontro, i tifosi facinorosi iniziano a scardinare le sedute in travertino degli anelli inferiori, così come era già accaduto nel 1970 durante la partita tra Napoli e Swindon Town, lanciando in campo e sulla pista di atletica le pietre ottenute dalla rottura del marmo: una vera e propria contestazione ed un assalto al Napoli, ai calciatori, a Ferlaino. Si comprende quindi che il clima è tesissimo e ovviamente questo non fa che ripercuotersi sulla squadra e sul clima dello spogliatoio.

L’esonero di Giacomini e l’ingaggio del nuovo allenatore avvengono, come prassi calcistica vuole, approfittando della sosta per la partita della nazionale che affronta il 4 dicembre 1982 la Romania a Firenze. La SSC Napoli affida la direzione tecnica al Petisso Bruno Pesaola, coadiuvato sul campo dall'allenatore Gennaro Rambone, e contestualmente avviene anche l'avvicendamento ai vertici della società di Marino Brancaccio, in sostituzione del dimissionario Corrado Ferlaino, pressato dalla contestazione e dai citati fatti di camorra.

Bruno Pesaola resterà vicino al mondo del calcio, sia come commentatore che come ospite in vari programmi televisivi. La città di Napoli lo vedrà suo concittadino fino al 29 maggio del 2015, data della sua morte, all’età di 89 anni.

Dal Canale Youtube | 22 maggio 2024:

Ti ricordi di Sivori & Altafini? | Retrospettiva sul Napoli di Roberto Fiore nella stagione 1965/66.

Alcuni tifosi del Napoli, spesso giovani o con scarsa memoria, ritengono che il Napoli sia nato nel 2004, altri invece pensano che l’epopea azzurra nasca solo con l’approdo di Diego Maradona sulle rive di Partenope.
La storia però ci racconta fatti diversi e ci consente di ricordare altri momenti di grande esaltazione sportiva e popolare, legati agli anni 60 e ad un presidente che non è Aurelio De Laurentiis ma nemmeno Corrado Ferlaino.
Sto parlando di Roberto Fiore che fu presidente del Napoli tra il 1964 e il 1967. Ma cominciamo dall’inizio. Siamo nel 1964 e la vecchia Associazione Calcio Napoli, oberata di debiti, viene rilevata e sostituita dalla Società Sportiva Calcio Napoli con Roberto Fiore presidente effettivo e Achille Lauro presidente onorario con il 40% delle azioni. Il processo di trasformazione societaria si traduce di fatto in una sorta di mutamento di denominazione.
Con il ritorno di Bruno Pesaola, dopo la vittoria della coppa Italia del 1962, la neonata SSC Napoli dopo aver disputato un ottimo campionato di serie B, riesce a tornare in serie A.
Ed è a questo punto che l’armatore Lauro, socio al 40% della SSC Napoli, anche e soprattutto per motivi elettorali, decide di fare degli inaspettati colpi di teatro e ingaggia Omar Sivori dalla Juventus e Josè Altafini dal Milan. Si tratta di due autentici boom di mercato, ottenuti sfruttando anche delle circostanze favorevoli: da un lato le pessime relazioni tra Omar Sivori e l’allenatore juventino Heriberto Herrera, dall’altro la voglia di Josè Altafini di cambiare aria dopo tanti anni al Milan, dove squadra e ambiente lo avevano pesantemente contestato a seguito della sconfitta in campionato a favore dell’Inter.
I due fuoriclasse, una sorta di Maradona/Careca ante litteram, 20 anni prima, faranno la fortuna del Napoli e proietteranno la squadra azzurra nell’olimpo del calcio italiano di quegli anni. E allora andiamo a rivivere la stagione in serie A 1965/66, col Napoli che contenderà lo scudetto all’Inter fino a poche giornate dalla fine, 20 anni prima di Diego e 40 prima di Aurelio.

Dal Canale Youtube | 7 febbraio 2024:

Conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis | 7 febbraio 2024 | le mie modeste considerazioni.

Esprimo, molto modestamente, il mio pensiero su quanto ascoltato oggi 7 febbraio 2024, nella conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis.
Si tratta sostanzialmente del solito monologo di ADL, che parte da lontano, da un anno fa, accusando Spalletti per il calo di marzo/aprile che non avrebbe consentito al Napoli di andare quanto meno in finale di Champions.
Dispiaciuto del fatto che l’opzione unilaterale verso Spalletti, così come a suo tempo quella verso Benitez, non sia riuscito ad attuarle.
Insomma un uomo sempre convinto che tutto si basi sullo stretto rispetto del diritto e dei contratti, come se le persone non esistessero e non avessero la possibilità di opporsi, rinegoziare o semplicemente rifiutare.
Immaginiamo se ognuno di noi nel proprio lavoro e nella propria realtà, vivesse la vita come ADL vorrebbe si attuassero contratti e opzioni: ci sarebbero colleghi licenziati ogni giorno, oppure ladri e malfattori arrestati e condannati di continuo, a differenza di quanto avviene in realtà, dove la mediazione, l’ammorbidimento e tutto quanto ne consegue, a volte in maniera effettivamente eccessiva, fanno si che molto difficilmente quanto statuito da leggi, contratti e patti tra persone si realizzi poi in pratica.
Le persone fanno quello che a loro è più comodo e conveniente, lo vediamo tutti, nel vivere il nostro quotidiano, perché dovremmo meravigliarci delle scelte di Spalletti o Giuntoli, mentre dovremmo invece proiettarci al futuro, facendo i giusti investimenti e le giuste scelte in tempo utile.
Insiste poi sempre nel paragonare il mondo del Cinema con il mondo del calcio, quando ormai tutti hanno compreso, pur senza essere tecnici della materia, che i due mondi sono completamente diversi, tanto che una squadra di calcio la portano avanti dirigenti e allenatori e non produttori e registi. Dopo 20 anni Aurelio teorizza di stadi e centri sportivi ma, appunto, sono 20 anni e non si è visto ancora nulla, neanche la posa della prima pietra. Sulla base dell’esperienza del “non fare” vista fino ad oggi, come possiamo credere ad una improvvisa voglia di fare e di costruire?
Le considerazioni sul modo di essere di Lega Calcio e FIGC sono condivisibili, ma a nulla serve portare avanti una posizione legittima che ai più può sembrare giusta, se poi non si stringono alleanze con altre società convinte di portare avanti le stesse posizioni. In questo senso Aurelio continua ad essere isolato. Perché mai le tante idee che Aurelio dice di avere non vengono formalizzate, così da fare apparire le tante contraddizioni che lui cerca di fare emergere? Cui prodest direbbero i latini e dico io, scimmiottando il suo collega presidente Lotito.
Conclusione: Aurelio vive in un mondo tutto suo, un mondo a parte, dove pensa di essere più furbo e più scaltro, salvo scontrarsi con la realtà, che è quasi sempre diversa da quanto lui pensa. Che sia giusto o sbagliato non sta a me stabilirlo, basta ascoltare la piazza, il sentire comune, che condanna senza se e senza ma il modus operandi del presidente del Napoli. Lui va per la sua strada, il mondo del calcio va in direzione diversa.
Riuscirà a comprendere tutto questo o continuerà su una strada che non porta da nessuna parte, finendo per penalizzare se stesso, Il Napoli e di conseguenza noi tifosi, un po' come quel marito che per fare dispetto alla moglie decide di tagliarsi il pisello. Ad oggi il Napoli non solo non parteciperà al mondiale per club del 2025 ma neanche alla champions del 2024, manifestazioni entrambe molto danarose.
Non parteciparvi in conseguenza di mancati piazzamenti e vittorie, dipende solo dalla ostinazione e dalla mancanza di volontà nel fare i giusti investimenti, in calciatori, allenatori, dirigenti, strutture e quanto altro.
E’ molto faticoso lo so, lungi da me volermi sostituire al presidente del Napoli, peraltro non ne sarei capace, ma si capisce anche dalle continue esternazioni di Aurelio che c’è fatica e difficoltà a portare avanti le cose e allora la domanda è legittima: ma dopo 20 anni non è che forse è arrivato il momento di passare la mano, posto che le richieste di vendere il Napoli, a suo dire, ci sono, ci sono state e probabilmente ci saranno in futuro?
Oggi sentiamo dire che tra un anno e mezzo si dovrà lasciare castelvolturno, un anno e mezzo è il tempo che ci ha comunicato Aurelio, che entro 120 giorni il sindaco Manfredi dovrà decidere se affidare il Maradona al Napoli, a quali condizioni non si sa, altrimenti ADL sarà costretto a costruire uno stadio ad Afragola, sperando di sfruttare il collegamento con la stazione ferroviaria ad alta velocità. Aurelio, le chiacchiere stanno a zero, ora aspettiamo i fatti!

Dal Canale Youtube | 13 dicembre 2023:

Antonio Juliano | 01.01.1943 - 13.12.2023 | Riposa in pace capitano! | 38 goals con il Napoli.

Antonio Juliano, 505 presenze con il Napoli, dalla stagione 1961/62 alla 1977/78. 38 reti, la prima il 25 maggio 1964 contro la Pro Patria, l'ultima il 2 aprile 1978 contro la Lazio.

Esclusivo | 20 ottobre 2023:

Antonio Fontana & Guido Prestisimone commentano i gol del Napoli a Stoccarda il 17 maggio 1989, giorno della vittoria della prima e unica coppa Uefa azzurra.

Ultimo video sul canale | 15 ottobre 2023:

Comincia Antonio, finisce Diego | Napoli - Inter | Serie A 1989/90 | Radiocronaca di Enrico Ameri.

Stagione 1989/90, il calcio italiano vive del confronto tra nord e sud, tra Milano e Napoli, visto che le ultime stagioni hanno visto le vittorie prima del Napoli, poi del Milan e infine dell’Inter.

Juventus e Roma sono in una fase di stanca e non riescono ad essere competitive per il titolo.

Nella stagione che precede i mondiali di Italia novanta, sarà ancora il Napoli a prevalere, in un campionato combattuto fino all’ultima giornata, alimentato anche da tante polemiche.

Il Napoli peraltro è la squadra che in quel quadriennio, tra i mondiali di Messico 86 e quelli di Italia 90, avrà avuto complessivamente il rendimento migliore, con due scudetti e due secondi posti.

Riviviamo nella radiocronaca di Enrico Ameri, Napoli - Inter 2-0, del 22 ottobre 1989, una delle vittorie casalinghe decisive per il titolo di campione d’italia che arriverà nell’aprile dell’anno successivo.

Editoriale del 15 luglio 2023:

SSC NAPOLI | A NEW ERA IS COMING? | Riflessioni sul Napoli che verrà.

Quel volpone di Aurelio De Laurentiis sta sorprendendo tutti: giornalisti, tifosi, addetti ai lavori ma anche liberi pensatori che si azzardano a parlare di calcio avendo iniziato a occuparsene al massimo un paio di settimane fa.

Siamo onesti, ha sorpreso anche noi. Chi segue questo canale sa che in passato non siamo stati teneri con la società sportiva calcio Napoli. Più e più volte abbiamo criticato la gestione, la conduzione, la compagine societaria, accusando più o meno velatamente il proprietario di non avere una visione che avrebbe potuto portare ad ottenere risultati.

Più volte siamo stati abbagliati dai grandi nomi e dall’idea che questi potessero portare a risultati che il Napoli invece non sarebbe stato in grado di raggiungere.

I fatti ci hanno smentito clamorosamente, al netto di errori di Aurelio che pure ci sono stati, specie negli anni passati. Si potrebbero fare tanti esempi ma probabilmente uno solo li riassume tutti: l’ingaggio di Carlo Ancelotti. Con Ancelotti il Napoli cercava di scimmiottare la Juve di Ronaldo, con la differenza che i 300 milioni complessivi dell’operazione (tra cartellino, ingaggi annuali e commissioni varie) li pagava la Exor del cugino del presidente Agnelli, John Elkann, con continue ricapitalizzazioni fatte per coprire la pesante esposizione debitoria.

Col Napoli la conduzione societaria ha sempre puntato all’autofinanziamento, tramite compravendita di calciatori, molti dei quali hanno fruttato importanti plusvalenze, all’oculato impiego dei proventi dei diritti TV e degli introiti dello stadio e dei premi ottenuti con la partecipazione alle coppe europee e con i piazzamenti in serie A, oltre a sponsorizzazioni varie. Nulla insomma che fosse utile e compatibile con una conduzione tecnica da parte di un allenatore da sempre abituato a grandi club, a partire dal Milan di Berlusconi fino al Real Madrid, solitamente in grado di accontentare le richieste dell’allenatore sul mercato dei calciatori. Il Napoli con la sua politica societaria ha fatto sempre bene con tecnici provenienti dalle serie minori, che avessero fatto gavetta, aziendalisti e convinti di sposare la causa con convinzione.

Gli esempi di Mazzarri, Sarri e il trionfo di Spalletti ne sono la testimonianza indiscutibile. Onestamente ci diverte non poco, per noi che siamo semplici tifosi e non giornalisti, il modo con il quale don Aurelio tratta la stampa e in generale gli organi di comunicazione.

Si capisce facilmente che le moine e gli atteggiamenti viscidi e servili degli ambienti del giornalismo sportivo locale e nazionale, siano profondamente invisi al patron del Napoli che non manca occasione per farsi beffe dei presunti “soloni” della comunicazione, sempre pronti a fare figure barbine quando si tratta di indovinare il futuro tecnico, il ds o i calciatori che il Napoli andrà ad ingaggiare. In tutta sincerità abbiamo compreso il meccanismo e ci siamo fatti ampiamente una ragione del complicato rapporto che lega SSC Napoli e giornalismo sportivo, non ce la prendiamo se le grandi (si fa per dire) testate locali e nazionali sono sempre acide e polemiche col Napoli, anzi, ci limitiamo a non leggerle e a non fare loro eco.

Salvando solo qualcuno dei tanti giornalisti sportivi che parlano e spesso straparlano del Napoli, preferiamo apprezzare chi si limiti a fare l’analisi tecnica della partita o degli schemi di gioco, piuttosto che inventare storie fantastiche di mercato che, almeno per quanto riguarda i colori azzurri, restano solo fantasie. E’ di queste ore la notizia secondo cui radio KK non sarà più radio ufficiale del club. Poco convincenti però le parole della stessa emittente che accusa ADL di averla ripetutamente offesa, recentemente proprio in occasione della presentazione delle nuove maglie. Nella realtà accordi e contratti che durano da anni non si rompono per così poco, specie se consideriamo che KK ha da sempre svolto un ruolo molto accondiscendente nei confronti della proprietà. Più probabile che la vittoria del campionato abbia fatto riflettere il presidente sull’opportunità di migliorare il contratto a suo favore, non trovando però sponda nell’editore di radio kisskiss. Di sicuro in futuro il Napoli avrà bisogno di una nuova radio ufficiale, a meno che Aurelio non abbia deciso, finalmente, di lanciare il proprio Napoli Channel, di cui si parla da anni.

Infine condividiamo la posizione del presidente De Laurentiis riguardo la categoria dei procuratori sportivi: oggi rappresentano il male del calcio mondiale e stanno contribuendo a portare il movimento tutto verso la rovina.

Vinto uno scudetto e avendo molto ben figurato in Europa, siamo certi che il Napoli abbia imboccato definitivamente la strada giusta, fatta di gestione oculata, di calciatori affamati di risultati e di staff tecnico e dirigenziale animato dai più nobili sentimenti di affermazione professionale. L’ingaggio di giovani e validi prospetti e di dirigenti con esperienza e voglia può essere quel qualcosa in più che consentirà al Napoli di essere più di una spanna al di sopra dei propri concorrenti che continuano, tra debiti e ricapitalizzazioni, ad inseguire strade apparentemente facili per cercare di vincere trofei, continuando a circondarsi di costosissime “figurine”.

Ora che si è vinto il Napoli deve fare tesoro dei tantissimi nuovi tifosi che questa vittoria gli porterà in dote. Tantissimi ragazzini che, iniziando a seguire il calcio, si saranno innamorati di questa maglia, a Napoli, in Italia e nel mondo e allora anche il marketing dovrà seguire nuovi percorsi, per avvicinare il Napoli ai suoi tifosi vecchi e nuovi, per sfruttare un’occasione che, per una società che si regge sull’autofinanziamento, è grasso che cola per scalare posizioni e consolidare la propria forza economica e finanziaria, allo scopo di raggiungere nuovi e importanti successi sportivi che sono, in fin dei conti, ciò che interessa a noi tifosi.

Editoriale del 4 maggio 2023:

Road to "SCUDETTO" | SSC NAPOLI 2022/23 | I 69 goals fino alla vittoria aritmetica. | All the goals.

Tutti i marcatori dei 69 goal azzurri, fino alla aritmetica conquista del terzo titolo tricolore.

All the scorers of the 69 goals, up to the arithmetic conquest of the third tricolor title.

Osimhen 22 goal, Kvaratskhelia 12 goal, Elmas 6 goal, Politano 3 goal, Lozano 3 goal, Zielinksi 3 goal, Simeone 3 goal, Kim 2 goal, Raspadori 2 goal. Rrahmani 2 goal, Di Lorenzo 2 goal, Anguissa 2 goal, Olivera 2 goal, Lobotka 1 goal, Juan Jesus 1 goal, Ndombele 1 goal.

Totale: 69 goal fino alla certezza aritmetica dello scudetto.

La favolosa cavalcata azzurra, che sin dalla sesta giornata ha proiettato il Napoli in cima alla classifica senza che il primo posto fosse mai più abbandonato.

The fabulous Napoli ride, which since the sixth day has projected "azzurri" to the top of the standings without first place ever being abandoned.

Editoriale del 16 aprile 2023:

In attesa di Napoli - Milan | Passaggi chiave della storia azzurra | Avanti fino alla vittoria!

Di passaggi chiave, nella storia del Napoli, ce ne sono stati alcuni di veramente importanti.

Ricordiamo principalmente quelle sfide da dentro o fuori, da andata e ritorno, che ci hanno visti protagonisti nelle coppe europee o in Italia.

Cominciamo con il 1977, la sfida ai campioni in carica della coppa delle coppe, l’Anderlecht di Haan e Resembrink, solo per ricordarne due. 1-0 a Fuorigrotta e sconfitta per 2-0 in Belgio, che ci toglie, anche grazie ad un arbitro decisamente casalingo, l’accesso alla finale contro l’Amburgo.

Arriviamo poi al 1987 e al Bernabeu deserto, dove il Real di Michel, Butragueno e Sanchez ci tarpa le ali con un 2-0 che non sarà recuperato al ritorno, nonostante un primo tempo al San Paolo che sarà ricordato come uno dei più belli della storia azzurra. Nel 1989 la prima svolta: recuperiamo un complicatissimo 0-2 contro la Juve ai quarti della coppa Uefa e sarà il viatico per la prima, e per adesso unica, vittoria europea del Napoli.

A Mosca, nell’autunno del 1990, saranno i calci di rigore ad impedirci l’accesso ai quarti della vecchia coppa dei campioni e a sbagliare, tra i tanti errori di quella doppia sfida, sarà proprio colui che pochi mesi prima aveva certificato, con il suo gol di testa, il nostro secondo scudetto.

Nell’epoca più brutta e deprimente della storia azzurra, la fine degli anni 90, non possiamo dimenticare la doppia sfida contro il Vicenza in coppa Italia. Una vittoria sfiorata che non consente l’accesso a quella coppa delle coppe, giocata solo due volte, che avrebbe portato soldi e speranze nelle casse del presidente Ferlaino, in piena smobilitazione dopo i fasti dell’epoca Maradona.

Arriva De Laurentiis eppure dobbiamo ricordare la delusione della doppia sfida all’Avellino per la promozione in serie B nel 2005. Erano i tempi della nuova speranza e di “Carraro Infame”.

Da questo momento in poi grandi incroci europei, a cominciare dal pallone di Cavani per l’uno a zero contro la Steaua Bucarest al 95° minuto della sfida in Europa League del dicembre 2010.

Il 3-1 al Chelsea nel febbraio del 2012 con il salvataggio di Cole sul possibile 4-1 di Maggio, evento che risulterà decisivo nella sconfitta 4-1 al ritorno a Stanford Bridge.

Il 3-0 contro la Roma nella semifinale di coppa Italia del 2014, con Diego in Tribuna che assiste ai gol di Higuain e Jorgihno, viatico per la vittoria della quinta coppa Italia della nostra storia.

Come non ricordare gli strali del presidente De laurentiis contro la Uefa e Platini per lo scandaloso arbitraggio nella sfida al Dnipro della primavera 2015.

Ancora l’illusione del gol di Insigne nella sfida al Real Madrid negli ottavi di Champions del 2017.

Il gol dei Kalidou Koulibaly allo Stadium di Torino che ci vide ormai certi della vittoria del terzo scudetto, se non fosse stato per Orsato e il VAR di Inter – Juventus.

Infine, mentre ci avviamo a coronare il sogno del terzo tricolore, l’incrocio spettacolare nei quarti di finale di Champions contro il Milan.

Sapranno i nostri paladini invertire la tendenza e rinverdire i fasti di quel Napoli – Juventus 3-0 del 1989?

Editoriale del 22 febbraio 2023:

I 50 migliori marcatori della storia del Napoli | SSC Napoli 50 TOP scorers.

In questa carrellata, i 50 migliori marcatori della storia azzurra.
Aggiornamento al 22 febbraio 2023.
Dati statistici: https://www.10maggio87.it
Immagini e video: https://www.napolitube.eu

Editoriale del 31 ottobre 2022:

SSC NAPOLI 2022/23 | I primi 50 goal in stagione | First 50 goals in the Season.

Riviviamo la cavalcata memorabile della SSC Napoli nelle prime 17 partite della stagione 2022/23, caratterizzate da 15 vittorie e 2 pareggi, con 50 goal fatti e 13 subiti.

Editoriale del 17 ottobre 2022:

Un nuovo Stadio Maradona è possibile?

La nostra idea di Stadio Maradona, posto che non crediamo che si riuscirà mai a costruire un impianto nuovo, prende ispirazione dallo stadio che fu sede della finale dei mondiali del 1994.

Il Rose Bowl di Los Angeles, con la sua forma ovale, ricorda nella pianta originale lo stadio Maradona. La differenza sostanziale sta però nell’esistenza di un unico anello che scende fino al livello del terreno di gioco e nella mancanza di una pista di atletica.

Così gli spalti e il pubblico sono a pochi metri dal campo e certamente lo spettacolo ne guadagna, sia per chi è presente allo stadio, sia per l’immagine televisiva che ne deriva.

Per l’attuale stadio Maradona si tratterebbe di eliminare l’anello inferiore, trasformandolo in spazio dove ospitare uffici, un museo, dei bar e ristoranti e magari dei supermarket, onde renderlo spazio funzionale ad attività sempre aperte, sette giorni su sette, con relativi utili e aumento notevole dell’indotto nella zona di Fuorigrotta.

Di contro l’anello superiore, come abbiamo cercato di spiegare con questo filmato, dovrebbe scendere fino al livello del terreno di gioco, avvicinandosi al campo e di fatto aumentando anche la capienza dello stadio che, oggi, col Napoli che si sta riavvicinando ai tifosi, sarebbe scelta utile e vincente.

Peraltro la scelta del 1948, con l’ipotesi di avere due anelli sovrapposti, si è rivelata sbagliata: l’anello inferiore non consente una buona visuale mentre l’anello superiore risulta effettivamente troppo lontano dal terreno di gioco. Anche lo stadio Olimpico di Roma, dopo la ristrutturazione di Italia 90, risulta avere spalti che sono più vicini al terreno di gioco, nonostante la pista di atletica, e lo spettacolo delle curve sembra essere più bello e coinvolgente.

Editoriale del 6 ottobre 2022:

Ajax 1-6 Napoli | La più grande vittoria europea azzurra

Il 6-1 ai danni dell'Ajax rappresenta la più grande vittoria europea del Napoli in tutta la sua storia.

Nelle statistiche che potete consultare sul nostro sito, noterete che questo risultato è nella top 15 tra le vittorie azzurre per la maggior differenza reti con l'avversario, tra tutte le partite ufficiali disputate dal Napoli dal 1926 ad oggi:
https://www.napolitube.eu/web/statistiche-sscnapoli1926.asp

Editoriale dell'11 settembre 2022:

Rangers vs Napoli | I precedenti con le scozzesi nelle coppe europee.

Due soli precedenti tra il Napoli e le squadre scozzesi nella storia azzurra. Entrambe le gare risalgono alla coppa delle Fiere 1967-68 e precisamente ai sedicesimi di finale contro l’Hibernian di Edimburgo.

Nell’andata a Napoli, il 22 novembre 1967, il Napoli si impone facilmente per 4-1, con una tripletta di Canè.

Sembra il preludio ad una facile qualificazione ma non sarà così. Nel ritorno in Scozia, una settimana dopo, accade l’imponderabile, il Napoli viene travolto 5-0!

Insomma la classica imbarcata di una squadra italiana contro una squadra anglosassone che vince travolgendo l’avversario con il ritmo, la grinta, la velocità, mentre il Napoli, probabilmente, paga l’aver sottovalutato la forza di un avversario che le era sembrato troppo facile da battere nella partita di andata.

La storia del calcio è piena di episodi del genere e, a maggior ragione, dopo la netta vittoria contro il Liverpool del 7 settembre 2022, gli azzurri dovranno essere molto cauti e concentrati nell’affrontare i Rangers di Glasgow nella loro tana, Ibrox Stadium, il 13 settembre 2022, anche considerando che proprio gli scozzesi sono reduci dalla pesantissima sconfitta ad Amsterdam contro l’Ajax.

Certo il calcio odierno è molto diverso dal calcio degli anni 60 e sebbene proprio il Napoli sia tra le squadre italiane che hanno disputato partite validissime in Champions nell’ultimo decennio, evitando le imbarcate che hanno visto coinvolte la Roma, la Lazio, la Juve ma anche Milan ed Inter, è pur vero che gli azzurri non sono mai riusciti a superare gli ottavi di finale, motivo in più per restare coesi e attenti nelle prossime partite.

Editoriale dell'1 settembre 2022:

Il Calciomercato del Napoli | stagione 2022-23 | un anno di transizione?

Il mercato 2022 vede la SSC Napoli rinnovare profondamente la rosa, con l’ingresso di ben 8 calciatori “nuovi”, più il rientro di alcuni giovani in prestito. Una rivoluzione necessaria per fare fronte all’uscita di molti calciatori, alcuni ormai “anziani” ma pur sempre “spina dorsale” di una squadra che, se non è riuscita a vincere lo scudetto, si è comunque sempre posizionata nelle zone di vertice della classifica, vincendo una coppa Italia non più tardi di 2 anni fa.

Obbiettivo primario della società è innanzitutto ridurre il monte ingaggi, operazione certamente riuscita con le cessioni di Koulibaly, preceduta di alcuni mesi da quella di Manolas e i “non rinnovi” di Insigne e Mertens, oltre alle cessioni di Fabian Ruiz e di altri calciatori non rientranti nel progetto tecnico o con il contratto giunto a scadenza.

In buona sostanza escono N calciatori ed entrano N calciatori, con la considerazione però che mentre di coloro che sono usciti, in particolare Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian, Ospina, possiamo certamente ricordare i meriti e le qualità, di gran lunga superiori ai demeriti, dei nuovi, alcuni giovanissimi, non possiamo ancora dire nulla, almeno fino a quando non avranno concretamente dimostrato qualcosa.

Purtroppo ci tocca ancora una volta dover fare delle sottolineature sulle modalità di comunicazione della SSC Napoli. La conferenza stampa di luglio 2022 a Dimaro, nella quale un imbarazzatissimo Cristiano Giuntoli cerca di convincere la platea che a Koulibaly siano stati offerti 6 milioni/anno per 5 anni, più un posto in società e magari una batteria di pentole in acciaio inox, fa sorridere, per non dire altro, quando dopo pochi giorni il senegalese si trasferisce a Londra al Chelsea per una cifra ben superiore. Una conferenza stampa che replica, nella sostanza, quanto fatto nel 2016 pochi giorni prima del trasferimento di Higuain alla Juventus.

Come si possono, infatti, conciliare le operazioni Khvaraskhelia e Raspadori –due giovanissimi di belle speranze- con le ipotesi Navas e CR7, ultratrentenni a caccia degli ultimi contratti remunerativi della carriera? Secondo noi non c’è alcuna possibilità reale e purtroppo solo le fantasie narrative di una stampa sportiva sempre più cialtrona alimentano tali ipotesi. Eppure c’è un fondo, piccolissimo, di verità che ci sentiamo di collegare al patron De Laurentiis ed al suo carattere o modo di essere se preferite. Crediamo che ADL sia certamente imprenditore oculato che però viva anche un suo personale conflitto interiore che lo porti a scontrarsi con il suo egocentrismo smisurato. Non sono mistero le sue uscite anche verbalmente inopportune che testimoniano una personalità “estrosa e caciarona” se così possiamo dire.

In sostanza crediamo che ADL voglia ma non possa e siamo convinti che nella sua storia quasi ventennale di presidente di calcio, abbia intimamente sofferto non poco alcuni accadimenti che hanno visto altre società di serie A -di storia equivalente- raggiungere traguardi che al Napoli sono sempre sfuggiti: ci riferiamo alla Roma, squadra della città in cui Aurelio vive e ha i suoi interessi, capace di raggiungere le semifinali di Champions League con tanto di tuffo nella fontana di Piazza del Popolo dell’ex presidente Pallotta. Ebbene Aurelio ha visto e ha, come si dice a Roma, “rosicato”, ecco che quindi l’ipotesi Ronaldo va vista si come una fantasia, ma non del tutto. Le telefonate con Mendes ci sono state, così come ci furono anche nel 2018, solo che gli oggettivi limiti della SSC Napoli non hanno poi mai reso possibile l’affare. Stesso discorso per quanto riguarda l’ingaggio di Ibrahimovic: si poteva fare, come ADL stesso ha ammesso, ma poi una vocina nella testa del presidente fa saltare l’accordo. Peccato, perché in fondo sembra sempre che ADL sia sul punto di fare la classica “menata di coriandoli” salvo poi fermarsi proprio sul più bello. Peccato perché, proprio come avvenne con l’ingaggio di Ancelotti, a cui non fu costruita una squadra vincente e compatibile col suo credo calcistico, sembra sempre che manchi lo sforzo finale per fare un grande Napoli, ciò a prescindere dalle questioni di campo che sono comunque sempre quelle sovrane e che ci dicono se si è fatto bene o male. Ma il calcio non è solo sport e agonismo, il calcio è anche emozione e passione, sentimenti che, ahinoi, sembrano avere abbandonato da tempo la piazza di Napoli che, forse, ha il solo “torto” come una volta disse Aurelio, di avere vissuto il più grande di tutti.

Editoriale del 16 agosto 2022:

SSC Napoli Top 11 | La nostra formazione.

Molto modestamente i migliori 11 e la migliore panchina azzurra di tutti i tempi.

Questa Top 11 o 22, se preferite, è stata fatta prendendo a riferimento i calciatori nel momento migliore della loro carriera, questo significa che non sempre erano calciatori azzurri quando è successo, come per Fabio Cannavaro, ad esempio.

Non ci siamo spinti a prima degli anni 70, perché una valutazione del gioco del calcio di epoche molto lontane e anche poco documentate dai filmati ci sembrava difficile da supportare. Probabilmente un solo vero dubbio per il top 11: Hamsik o Juliano?

Per il primo ci sono quasi tutte le partite complete da vedere, per il secondo gli highlights che non rendono giustizia, solo il ricordo di chi lo ha potuto vedere dal vivo potrebbe aiutare.

Commentate sul canale YouTube e proponete il vostro Top 11 e la vostra panchina ideali.

Editoriale del 25 aprile 2022:

Oltre ogni limite | Vergogna a disaffezione.

Con la sceneggiata di Empoli – Napoli, seguita da deliranti comunicati stampa che annunciavano un ritiro che non si farà, la SSC Napoli ha raggiunto un’ulteriore record di ridicolaggine.

E’ evidente che non bastino più i cambi di allenatore e che, probabilmente, neanche il padreterno potrebbe fare nulla per ridare credibilità e autorevolezza ad un gruppo che, è inutile ripeterlo sempre, pecca di gravi mancanze innanzitutto nella sua proprietà e dirigenza.

Questo club ha perso di credibilità innanzitutto a causa di una comunicazione demenziale e isterica, laddove un utilizzo probabilmente privo di competenza dei social network ha contribuito a peggiorare la situazione. Chi svolge il ruolo di social media manager pecca di gravi errori di approssimazione che fanno apparire tutta la comunicazione come ridicola agli occhi di tifosi e addetti ai lavori.

A questo bisogna aggiungere che il modo di comunicare del presidente e dei suoi familiari appare, da sempre, come grottesco e paradossale, laddove basterebbe rileggere o rivedere interviste e dichiarazioni per accorgersi che non c’è alcuna logica o conseguenzialità nelle stesse e che ogni volta si deve assistere a veri e propri deliri di onnipotenza.

Infine è paradossale che, nonostante il Napoli di ADL abbia comunque ottenuto 3 coppe Italia e una Supercoppa Italiana, oltre e due promozioni e decine di partecipazioni europee, vi sia una così madornale disaffezione da parte dei tifosi.

Un record negativo che dovrebbe fare seriamente riflettere la proprietà, onde valutare la cessione del club, ora che il piazzamento europeo Champions è virtualmente conquistato.

In buona sostanza, nel momento in cui questa società ha raggiunto il massimo ottenibile in termini di risultati e piazzamenti, è invisa alla maggioranza della tifoseria.

La SSC Napoli dell’uomo solo al comando dove potrà mai andare? Se ogni anno è necessario ridimensionare il monte ingaggi, le spese per cartellini e quant’altro, senza che uno straccio di socio e tentativo di ricapitalizzazione venga fatto, quali possibilità avrà in futuro questa società?

Infine è grave che, dopo 18 anni, questa società ancora non abbia voluto accettare il fatto che sia necessario coinvolgere delle vecchie bandiere del club, ex calciatori o allenatori, con il compito di fare da guida e coordinamento. La Juve con Nedved, il Milan con Maldini, l’Inter con Zanetti sono chiari esempi n questa direzione. In alcune occasioni il Napoli ha cercato di coinvolgere la buonanima di Diego Maradona, come accadde in occasione delle sfide col Real Madrid, ma poi non ha inteso proseguire.

Allora le parole e le polemiche di un grande ex, come Bruno Giordano, rimbombano sempre più come un oscuro presagio sul futuro di questa società.

Editoriale del 6 Dicembre 2021:

Il Napoli e l'Europa League | 11 anni di sofferenza e brutte figure

Editoriale del 14 Novembre 2021:

Maradona Sogno Benedetto | La recensione di NapoliTube

Maradona Sogno Benedetto è una serie prodotta da Amazon Studios in onda sulla piattaforma Amazon Prime.

Racconta la vita del più grande e controverso calciatore di tutti i tempi, partendo dalla sua gioventù, nei poveri sobborghi di Villa Fiorito, fino ai successi calcistici, alla sua carriera di calciatore e allenatore, tra vizi e virtù, tra Baires, Barcellona e Napoli.

Quanto sta andando in onda sulla piattaforma, in questo novembre 2021, ad un anno dalla sua morte, è definita “Stagione 1”, ma non è chiaro, al momento, se vi saranno nuove stagioni. La stagione 1, di 10 episodi, trova la sua conclusione nella vittoria del mondiale messicano del 1986 e sono 3 gli episodi che riguardano la prima parte del suo periodo napoletano.

Diciamo subito che le narrazioni della sua vita al di fuori del campo di calcio sono molto realistiche e, probabilmente, raccontano con sufficiente aderenza alla realtà quella che fu la vera vita privata di D10S, fatti salvi, naturalmente, nomi di personaggi più o meno inventati e specifiche circostanze.

Diego era un ragazzo umile di famiglia povera, le sue enormi capacità come calciatore gli diedero l’opportunità di saltare da una vita misera, in un sobborgo di Buenos Aires, verso gloria e denaro, condizioni che portarono, per il giovane campione, il venire a contatto con donne, droga, alcool, vizi e dissolutezza, in tempi rapidissimi, pur non impedendogli mai di essere pienamente attratto dal calcio, dalla competizione, dalla voglia di vittoria, dall’amore per la maglia e per i compagni di squadra, verso i quali ebbe sempre grandissimo rispetto e, diciamoci la verità, questo non era per nulla scontato, visto quanto capitato a tanti calciatori che, per colpa di una vita dissoluta, si sono completamente persi. Le vicende del Maradona quarantenne che, nel letto di ospedale in Uruguay dopo un’overdose da cocaina, ritorna alla vita, si intrecciano con le sue vicende di calciatore, dalle giovanili dell’Argentinos Junior fino al trionfo messicano del 1986.

Noi cinquantenni o oltre, napoletani, siamo stati fortunati perché abbiamo potuto vivere appieno l’epoca del più grande di tutti, nella nostra città, potendo cogliere sfumature di costume che ai ventenni di oggi, purtroppo, non appariranno.

Personaggi fondamentali nella vita di Diego vengono rappresentati abbastanza fedelmente.

Iniziamo da Jorge Cyterszpiler, il suo primo manager: i due si erano conosciuti da giovanissimi, quando il primo - di origini polacche - abitava a pochi isolati dallo stadio dell'Argentinos Juniors, dove il secondo dava già spettacolo fin dalle giovanili. Così a soli 19 anni Jorge diventò agente di Maradona, primo caso nel calcio argentino, e i suoi studi di Economia furono utili in un mestiere che era da pionieri. Un'unione professionale iniziata nel 77 proprio con il trasferimento dall'Argentinos Juniors al Boca, che fece decollare la carriera di Maradona e che valse a Cyterszpiler 600mila dollari di commissione con cui comprò due appartamenti. E conclusa proprio con il passaggio al Napoli.

Quindi Guillermo Coppola, il manager che introduce Diego alla vita lussuosa, al vizio, ai party, che rappresenta il passaggio dal Maradona “della prima maniera”, quello legato al suo primo manager Cyterszpiler, ad un Maradona che si fa azienda, tanto da obbligare lo stesso Coppola a dedicarsi a lui come agente in esclusiva, rinunciando alle centinaia di calciatori, alcuni molto famosi, che gli avevano dato la procura.

Ancora Fernando Signorini, il preparatore atletico, lo specialista che seguirà a lungo Diego durante la sua carriera e lo aiuterà a superare momenti molto difficili, come la frattura alla caviglia della gamba sinistra o ad affrontare, speso invano, il demone della dipendenza da cocaina.

L’incontro con Carlos Bilardo, il mancato medico che diventerà il CT della nazionale argentina, con il quale Diego vincerà il mondiale messicano del 1986.

La vita notturna, fatta di bagordi, donne, alcool e droga, viene ripresa in alcune scene ambientate al “Lido Club 21”, mitico locale notturno del lungomare partenopeo, famoso per essere stato negli anni 70, 80 e 90 sede di incontri “trasgressivi” e locale di streap tease.

Altri personaggi emblematici che attraversarono la vita di D10S furono i fratelli Giuliano, appartenenti alla nota famiglia camorristica partenopea. Nella serie Carmine Giuliano è interpretato in un breve cameo da Riccardo Scamarcio, mentre è intento a portare avanti i suoi loschi traffici tra cui la produzione di magliette, sciarpe, bandiere riproducenti l’effige di Maradona, a cui Jorge Cyterszpiler chiede di stipulare, vanamente, un accordo commerciale legale con la Maradona Producciones.

Della circostanza Diego ne parla in una intervista con Gianni Minà.

Purtroppo nella serie abbondano gli errori quando vengono descritte partite giocate nel Napoli.

Innanzitutto la Lazio, battuta 4-0 nel febbraio 1985, che viene definita squadra “fascista”, provocando la reazione indignata dell’attuale dirigenza biancoceleste, poi i nomi di calciatori del Napoli sbagliati, come quando Daniel Bertoni, autore del gol nella partita Roma – Napoli dell’aprile 1985, viene scambiato per Bruscolotti o ancora quando la celeberrima partita Napoli – Juventus 1-0, con il gol su punizione dentro l’area, viene clamorosamente trasferita a Torino, allo stadio delle Alpi, e la piovosa giornata novembrina del 1985 viene scambiata per una tipica giornata torinese.

La vita di Diego a Napoli prosegue nel costante clichet di non poter essere normale, uscendo tra la gente, di giorno, senza rischiare di essere riconosciuto per strada ed essere soffocato dall’abbraccio di migliaia di persone: emblematica è una scena in cui si vede Maradona, di sera, parcheggiare una delle sue tante auto (una Renault 5 GT Turbo che ci riporta ai mitici anni 80), uscire dall’auto camuffato con cappuccio e occhiali neri, per non farsi riconoscere.

Infine l’incontro con Cristiana Sinagra, da cui nascerà Diego junior, il 20 settembre 1986, figlio che Maradona riconoscerà ufficialmente solo nel 2007, nonostante che il tribunale di Napoli, sin dal 1993, attribuisca a Diego Maradona la paternità. I due si incontreranno solo nel 2003, tre anni dopo le vicende del ricovero in Uruguay raccontate nella serie e parteciperanno ad una partita di beneficenza organizzata all'Olimpico di Roma, nel 2016.

Con la partenza per il mondiale messicano, si conclude l’ottava puntata della stagione 1 di “Maradona sogno benedetto”, in attesa di poter assistere alle ultime due puntate, in uscita il 19 ed il 26 novembre che dovrebbero raccontare le gesta del campione argentino, con la conquista della Coppa del Mondo.

Editoriale del 2 Novembre 2021:

Napoli VS Verona | Storia di un "odio" che dura da quasi 50 anni.

Sin dagli anni 70, a causa di vicende che portarono alla retrocessione del Verona in serie B, gli incroci tra azzurri e gialloblu sono stati sempre forieri di scontri e odio.

Editoriale del 18 ottobre 2021:

Il Napoli e le polacche

Quattro sfide ufficiali contro squadre polacche, con 3 vittorie ed un pareggio, tra il 1977 ed il 2015.

Editoriale del 6 ottobre 2021:

7 su 7… Napoli ci crede!

Ma bisogna mantenere bene i piedi per terra. Il facile entusiasmo gioca brutti scherzi e, purtroppo, per una piazza storicamente non abituata ai piani alti e ad accumulare trofei, non è facile mantenere quella freddezza necessaria a raggiungere obbiettivi importanti. Nella sua storia, alcune volte il Napoli è stato in testa alla classifica, anche per lungo tempo, non riuscendo poi a mantenere la promessa iniziale, e non vincendo l’agognato scudetto.

Mettiamoci anche, in questa ricostruzione storica, che per ben due volte il Napoli è stato “campione d’inverno” senza confermarsi alla fine, sfatando statistiche fino ad allora solidissime.

Solo a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, con l’arrivo di grandi e affermati campioni, come Sivori e Altafini, la SSC Napoli inizia a mettere la basi per costruire squadre competitive con le quali si avvicinerà al titolo.

In precedenza solo in una occasione, nel 1932-33, il Napoli iniziò da leader il campionato di serie A. Nel campionato 1932-33 il Napoli arriverà quarto, dopo una buona partenza fu superato dalla Juve alla decima giornata, dopo una sconfitta a Bologna per 3-1.

Nel campionato 1965-66 il Napoli finirà al terzo posto, dopo essere partito bene ma fu sconfitto e superato dal Milan alla sesta giornata.

Nel campionato 1966-67 arriverà al quarto posto, dopo aver guidato la classifica fino alla quarta giornata, poi superato da Inter e Juve.

Nel campionato 1970-71 il Napoli finirà terzo ma partirà molto bene, solo alla decima sarà sconfitto in casa a tavolino dal Milan che lo supererà. Fu probabilmente il primo vero approccio ad un campionato da leader. Grandi polemiche per la sconfitta ingiusta a Milano con L’Inter (che poi vincerà il titolo) a causa di un rigore assolutamente inventato dall’arbitro Gonella e di un errore di Dino Zoff (uno dei pochi), dopo il vantaggio iniziale di Altafini.

Nel campionato 1973-74 il Napoli si classificherà terzo, dopo essere partito bene, perdendo alla nona con la Lazio che lo aggancia in classifica e poi vincerà lo scudetto.

Nel campionato 1974-75 il Napoli finisce secondo. La stagione parte bene ma alla decima gli azzurri vengono travolti dalla Juve in casa per 6-2. Il “testa a testa” durerà fino alla fine della stagione e sarà la seconda sconfitta con la Juve ad essere determinante per la vittoria finale bianconera.

Nel campionato 1975-76 il Napoli terminerà quinto, dopo essere ancora una volta partito bene. All’ottava è primo dopo aver vinto a Roma con la Lazio, ma perderà gli scontri diretti e scenderà in classifica. Il Napoli vincerà comunque la coppa Italia. In occasione della vittoria a Roma, con gol di Boccolini, i tifosi del Napoli canteranno, per la prima volta, “o surdato nnammurato” che diventerà una sorta di inno non ufficiale del Napoli.

Finalmente nel campionato 1986-87, diventando campione d’Italia, prenderà definitivamente la testa della classifica alla settima, vincendo a Roma, e non la lascerà più.

Nel campionato 1987-88 finirà secondo, sarà in testa per tutto il campionato, per perdere il primo posto alla ventottesima, sconfitto in casa dal Milan campione. Durante la stagione riuscirà ad ottenere una inutile serie di 7 vittorie consecutive che però sarà insufficiente ad arginare il ritorno del Milan.

Nel campionato del secondo scudetto, il 1989-90, sarà in testa dalla prima alla ventiquattresima, raggiunto dal Milan che lo batte nello scontro diretto, poi recupererà la testa solo alla trentunesima, dopo la vittoria a tavolino a Bergamo, per poi superare il Milan alla penultima e vincere lo scudetto.

Nel campionato 1991-92 terminerà al quarto posto, essendo in testa fino alla sesta, ma poi perderà in casa con la Juve e verrà superato definitivamente.

Saltiamo alla stagione 2012-13 dove finirà secondo. Il Napoli sarà in testa fino alla settima, assieme alla Juve, poi perderà lo scontro diretto e resterà inseguitore per tutta la stagione.

Infine la stagione 2017-18 terminata al secondo posto. Il Napoli sarà in testa dalla prima alla ventisettesima giornata, dove sarà sconfitto dalla Roma in casa e resterà secondo dietro la Juventus campione, nonostante la vittoria allo Stadium e a causa dello scandalo Orsato in Inter – Juventus 2-3.

Editoriale del 25 settembre 2021:

Napoli VS Spartak Mosca - Il Napoli e le squadre russe.

Tre volte contro squadre russe o, meglio, contro squadre di quella che oggi è la Federazione russa, ma potremmo dire tre volte contro squadre della capitale Mosca.

Si inizia nel 1975 in coppa Uefa contro la Torpedo che alla fine di quella stagione vincerà il suo terzo campionato, all’epoca campionato sovietico dove brillavano squadre di paesi oggi indipendenti come l’ucraina Dinamo Kiev e la georgiana Dinamo Tbilisi.

Troppa la differenza di preparazione e intensità atletica tra le due squadre e, infatti, a Mosca finirà 4-1 per gli ex sovietici il 17 settembre 1975 e per il Napoli segnerà Savoldi. E’ il Napoli di Luis Vinicio che, però, non ha più la verve della stagione precedente in cui fu sfiorato lo scudetto. Al ritorno a Napoli finirà 1-1 e di questa partita abbiamo alcune foto, gentilmente concesse da Davide Morgera. Napoli quindi eliminato da una squadra dell’est europeo, come spesso accadeva in passato e non solo per gli azzurri.

Di nuovo nel 1990, in coppa dei Campioni, contro lo Spartak che ritroveremo il prossimo 30 settembre in Europa League. La prima è al San Paolo e finirà 0-0, dopo una incredibile serie di azioni sciupate da entrambe le parti. Negli occhi dei calciatori azzurri si nota la tensione e il nervosismo che caratterizzeranno l’ultima stagione azzurra di Diego Maradona. Al ritorno, con un Maradona a mezzo servizio (entrerà solo nel secondo tempo, dopo essere arrivato a Mosca con volo privato) ancora uno 0-0 che sarà deciso solo ai rigori, con l’errore decisivo di Marco Baroni, eroe del secondo scudetto.

Infine la Dinamo, in Europa League, nel 2015. Inizio shock al San Paolo col vantaggio dei bianchi moscoviti, poi, piano piano, il Napoli viene fuori e con una tripletta del Pipita doma i russi con un 3-1 che verrà mantenuto grazie allo 0-0 di Mosca, portando il Napoli ai quarti della manifestazione dove ci sarà l’amarissima eliminazione in semifinale da parte degli ex sovietici, oggi ucraini, del Dnipro.

Editoriale del 14 settembre 2021:

Leicester VS Napoli - Il Napoli e le squadre inglesi.

Una nostra breve ricostruzione storica dei confronti tra il Napoli e le squadre della federazione Inglese.

27 confronti, contro 9 squadre, prima della sfida contro il leicester City, che sarà la decima squadra inglese ad affrontare il Napoli.

Editoriale del 16 agosto 2021:

Insigne deve rinnovare il suo contratto con il Napoli.

Per noi Lorenzo Insigne deve rinnovare.

Le motivazioni le spieghiamo nel video.

Privarsi ora del 10 della Nazionale, sarebbe deleterio.

Editoriale del 26 maggio 2021:

LADRI DI VERITA'

Quanto accaduto domenica 23 maggio, allo stadio Maradona, lascia molti dubbi e perplessità su un sistema sempre più autoreferenziale. Troppe ipotesi, tutte egualmente valide, si fanno strada, ma quello che lascia basiti è il silenzio della società e dei calciatori, impegnati nello scrivere post banali in un momento in cui i tifosi soffrono per quanto accaduto.

Gravissimo è inoltre l'atteggiamento di una stampa totalmente silente e asservita al sistema che invece di farsi domande e cercare risposte, lo protegge e ne nasconde le peggiori nefandezze.

Editoriale del 19 maggio 2021:

Napoli vs Verona Story.

La storia dei confronti tra Napoli e Verona non ha mai proposto una partita decisiva come quella che vedrà di fronte le due squadre il 23 maggio 2021.

Ricordiamo alcune delle partite più significative tra le due squadre.

Editoriale del 13 maggio 2021:

Fiorentina vs Napoli Story.

In casa viola 81 confronti, con 19 vittorie azzurre, 23 pareggi e 39 sconfitte, 74 gol fatti e 123 subiti.

Ricordiamo alcuni dei confronti più significativi tra le due squadre.

Editoriale del 10 maggio 2021:

Napoli vs Udinese Goal Story.

In casa azzurra 44 confronti, con 27 vittorie, 12 pareggi e 5 sconfitte.

Ricordiamo alcuni dei gol più belli in questo breve filmato.

Editoriale del 6 maggio 2021:

Spezia vs Napoli Story.

Pochi i confronti tra le due squadre, che vedono il Napoli in trasferta per 6 volte, con 3 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Editoriale del 1 maggio 2021:

Napoli vs Cagliari Story.

Nella storia dei confronti tra Napoli e rossoblu sardi sono 41 le partite a Fuorigrotta, con 25 vittorie, 11 pareggi, 5 sconfitte.

Eppure ci sono gol che, al di la delle singole partite, hanno fatto la storia di questi confronti.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Editoriale del 25 aprile 2021:

Torino vs Napoli Goal Story.

Nella storia dei confronti tra Napoli e granata sono 76 i gol fatti dagli azzurri nelle partite giocate a Torino.

Eppure ci sono gol che, al di la delle singole partite, hanno fatto la storia di questi confronti.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Editoriale del 21 aprile 2021:

Napoli vs Lazio Goal Story.

Nella storia dei confronti a tra Napoli e Lazio sono 122 i gol fatti dagli azzurri nelle partite giocate a Napoli.

Eppure ci sono gol che, al di la delle singole partite, hanno fatto la storia di questi confronti.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Editoriale del 14 aprile 2021:

Napoli vs Inter Goal Story.

Nella storia dei confronti a tra Napoli e Inter, sono 106 i gol fatti dagli azzurri nelle partite giocate a Napoli.

Eppure ci sono gol che, al di la delle singole partite, hanno fatto la storia di questi confronti.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Editoriale del 4 aprile 2021:

Juventus vs Napoli Goal Story.

Nella storia dei confronti a Torino tra Juventus e Napoli, sono solo 8 le vittorie azzurre.

Eppure ci sono gol che, al di la delle singole partite, hanno fatto la storia di questi confronti.

Ricordiamone alcuni in questo breve filmato.

Cominciamo da quello più famoso e rimpianto, quello di Kalidou Koulibaly il 22 aprile 2018, che ci condusse alla vittoria ma non al meritato scudetto.

Ricordiamo ancora il gol di un calciatore che a Napoli è stato una meterora, Cristiano Lucarelli, eppure in quel Napoli che al tempo era superiore alla Juventus, riuscì a segnare il suo unico gol ufficiale nel 2-2 del maggio 2011.

Da una meterora a una colonna azzurra, Marek Hamsik, autore del gol del sorpasso nel 3-2 della notte di Halloween del 2009.

Saltiamo indietro nel tempo per citare (come sicuramente ancora ricorda Stefano Tacconi) il 5-3 del novembre 1988, con Careca e Carnevale sugli scudi.

Passiamo al 1986, anno del primo scudetto, per il 3-1 del 9 novembre.

Andiamo al 1981, anno del ritorno degli stranieri, col Napoli di Krol illuso dal pareggio per 1-1 del gennaio di quell'anno, in una stagione bella ma sfortunata.

Ricordiamo ancora il Napoli di Vinicio e la sconfitta per 2-1 del 6 aprile 1975, col gol di Antonio Juliano che precede il 2-1 di core ingrato Altafini.

Infine saltiamo al 1957, quando il Napoli di Vinicio bomber vince per 3-1 al comunale di Torino.

Editoriale del 17 marzo 2021:

Roma vs Napoli | il derby del sud.

La storia dei confronti a Roma, tra Roma e Napoli.

Sono 83 le partite tra Roma e Napoli giocate nella capitale, con 13 vittorie azzurre, 30 pareggi e ben 40 sconfitte, mentre i gol segnati dal Napoli sono 73, quelli subiti 133.

La storia inizia il 10 novembre 1929, con un 2-2 in terra giallorossa, documentato sul nostro sito con una sequenza fotografica. Sono di Vojak e Sallustro i gol del pareggio azzurro.

La prima vittoria è dell’8 aprile 1934, con i gol di Vojak e Rossetti, documentata sul nostro sito, con i filmati dell’Istituto Luce.

Occorreranno oltre venti anni per tornare a vincere a Roma, nel nuovo stadio Olimpico, grazie ai gol del “leone” Vinicio e di Vitali. Sarà Omar Sivori nel 1966, alla guida di un Napoli forte e ambizioso, seguito all’Olimpico da decine di migliaia di napoletani, a regalare il 2-0 il 2 ottobre 1966.

Negli anni 70, è prima il Napoli di Vinicio allenatore, con Braglia, poi quello di mister 2 miliardi Savoldi a regalare il 3-0 del maggio 1976. Con la nascita dei gruppi di tifosi organizzati, avvenuta in Italia a cavallo tra gli anni 70 ed 80, ricordiamo che vi era una sorta di “gemellaggio” tra le due tifoserie azzurra e giallorossa. Questa “alleanza” si concretizzava innanzitutto nella facilità con la quale gruppi di migliaia di tifosi, specie napoletani, potessero andare in trasferta senza troppi problemi di ordine pubblico, tingendo la curva nord dello stadio Olimpico totalmente di azzurro, in pratica come un derby Roma-Lazio.

In queste occasioni erano tipiche le sbandierate a centrocampo tra capi ultras delle due squadre o le sfilate lungo la pista di atletica dell’Olimpico e del San Paolo. Poi, causa forse una sorta di “gelosia” da parte dei giallorossi, verso un Napoli sempre più competitivo, in occasione della partita del 1987 terminata 1-1, col Napoli campione in carica che finisce in 9, durante la corsa in campo dei rappresentanti del tifo azzurro verso la curva sud giallorossa, questi vengono “accolti” da fischi e lancio di bottigliette, decretando la fine del cosiddetto “gemellaggio”. Da quel momento in poi le sfide tra le due squadre saranno sempre tese, creando notevoli problemi di ordine pubblico, con scontri e incidenti anche clamorosi sugli spalti dello stadio olimpico che porteranno alla decisione di impedire reciprocamente la trasferta da parte dei tifosi delle due squadre.

Quando, nel 2008, fu consentita la trasferta all’Olimpico, fu clamoroso l’arrivo di migliaia di napoletani alla stazione Termini, come documentato. I tifosi, peraltro, a causa dei disservizi e dei ritardi nella partenza del treno, poterono raggiungere lo stadio Olimpico solo tra il primo e il secondo tempo. Per la cronaca la partita terminò 1-1, con gol di Marek Hamsik. Il momento più buio nei rapporti tra le due tifoserie però si raggiunge nel maggio del 2014, in occasione della trasferta dei tifosi azzurri per la finale di coppa Italia contro la Fiorentina.

La scellerata aggressione con arma da fuoco dell’ultrà giallorosso Daniele De Santis, ai danni del tifoso azzurro Ciro Esposito, la lunga agonia in ospedale e poi la tragica morte il 25 giugno 2014. Da quel momento, i rapporti sempre tesi tra le due tifoserie organizzate raggiungeranno, molto probabilmente, un punto di non ritorno. Ci piace concludere questa breve narrazione degli “incontri” tra Roma e Napoli con la partita del 2017, vinta dal Napoli per 2-1, che ricordiamo per i gol di Dries Mertens e per la clamorosa parata che salverà il risultato di Pepe Reina.

Editoriale del 25 dicembre 2020:

7 anni di interviste.

Dei sette anni di Maradona a Napoli si è detto tutto ed il contrario di tutto.

I filmati dei suoi gol, dei suoi dribbling, degli assist, delle punizioni, dei rigori, dei palleggi con le arance e le palline da ping pong, sappiamo tutto, avendoli visti migliaia di volte.

Ma c’è un Diego che oggi, a distanza di 30 anni, non finisce mai di stupirci. E’ il Maradona personaggio pubblico, l’uomo intervistato prima e dopo le partite del Napoli, il calciatore, il leader che con le sue battute, le sue riflessioni e la sua arguzia ancora adesso ci stupisce e ci fa riflettere.

Mai banale, sempre sottile e riflessivo, in grado a distanza di tanto tempo di farci ricordare con grande piacere il livello delle trasmissioni televisive dell’epoca in cui, oltre ai protagonisti come lui, spiccavano giornalisti dalla parlata forbita ed efficace, dei veri giganti a confronto con quanto ci propone il giornalismo odierno.

Un uomo che, nonostante studi non elevati, aveva un’intelligenza acuta che gli ha consentito nel giro di pochi mesi di padroneggiare l’italiano al punto che le sue interviste risultavano sempre interessanti e ricche di spunti di riflessione.

Nulla di paragonabile con la banalità delle dichiarazioni dei calciatori dei nostri tempi, laddove si consideri pure che alcuni di loro, dopo anni, ancora non spiccichino una sola parola d’italiano.

Insomma un Maradona che appare un gigante, ben oltre i suoi meriti di calciatore, ben oltre i 90 minuti del rettangolo verde. E c’è ancora chi si permette di fare paragoni.

Editoriale del 28 novembre 2020:

L'ultimo omaggio.

Un salto al tempio era dovuto.
Nel luogo dove abbiamo avuto la fortuna di vederti, dal vivo, tante volte.
Che la terra ti sia lieve. AD10S...

Editoriale del 28 ottobre 2020:

Il Napoli e le spagnole.

16 precedenti tra Napoli e squadre spagnole.

Qui i riferimenti: https://www.napolitube.eu/web/i-precedenti-stranieri.asp?precedenti=Spagna

Il bilancio non è positivo, con 4 vittorie, 5 pareggi e 7 sconfitte, 19 gol fatti e 22 subiti.
Al momento sono 5 le squadre spagnole incontrate dal Napoli, prima del confronto a San Sebastian con la Real Sociedad: Real Madrid, Barcelona, Valencia, Villarreal e Athletic Bilbao.

I momenti positivi sono legati alle sfide col Valencia, nei trentaduesimi di coppa Uefa 1992-93 e con il Villarreal, nella Champions League 2011-12. Per il resto solo delusioni, nonstante alcune prove straordinarie, come con il Real Madrid nella coppa Campioni 1987-88.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 18 ottobre 2020:

Il Napoli e le olandesi.

Un rapporto non facile con i Paesi Bassi, nel nostro database abbiamo censito 8 confronti ufficiali con squadre olandesi, con 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte, con 9 gol fatti e 16 subiti.

https://www.napolitube.eu/web/i-precedenti-stranieri.asp?precedenti=Olanda

Probabilmente la causa di un rendimento così scarso è da attribuire al momento in cui si sono giocate queste partite, quando il Napoli, nella maggior parte dei casi, si è trovato sulla strada di un’olandese quando il risultato del match non era decisivo o la partita non era considerata un obiettivo prioritario della stagione.

Si comincia nella stagione 1969-70, in coppa delle Fiere, l’antesignana della coppa Uefa. Incontriamo l’Ajax che stava, con Rinus Michels e Johann Cruijff, per iniziare un grandissimo ciclo vincente.

All’andata vittoria per 1-0 del Napoli ma, al ritorno, i lancieri si scatenano e ci travolgono con un perentorio 4-0, maturato nei supplementari in una serata congelante, con temperature inferiori a 10 gradi sottozero, con i nostri vestiti in calzamaglia nera!

Saltiamo in avanti di 40 anni ed arriviamo al doppio confronto con l’Utrecht, di un giovane Dries Mertens. Al San Paolo uno scialbo 0-0 ma, al ritorno, un 3-3 scoppiettante ancora nel gelo olandese, ancora con le calzamaglie, ma questa volta con un matador Cavani e un Lavezzi in grande forma!

Altri due anni e si incontra il PSV di Eindhoven, ancora incrociando il folletto belga che avremmo comprato la stagione successiva… in Olanda un 3-0 che non lascia spazio ai dubbi, in campo un Napoli demotivato, che snobba l’Europa League e riuscirà a qualificarsi ai sedicesimi di finale solo per le magie di Cavani col Dnipro. Con gli olandesi una doppia sconfitta, con il 3-1 subito al San Paolo, ancora una volta a causa di strafalcioni difensivi.

I nostri incontri ravvicinati con gli “orange” terminano, per ora, in attesa di affrontare l’AZ Alkmaar, nel 2017, in Champions League, quando affrontiamo il Feyenoord di Rotterdam.

Sicuramente, causa Champions League, il Napoli affronta l’avversario al San Paolo con la giusta determinazione, vincendo per 3-1. Al ritorno invece, causa una qualificazione sfumata per via della sconfitta con gli Ucraini dello Shakhtar Donetsk, subiamo l’ennesima sconfitta olandese, questa volta per 2-1.

Il 22 ottobre affronteremo la quinta squadra olandese della nostra storia, l’AZ di Alkmaar, nel primo confronto della Europa League 2020-21.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 21 agosto 2020:

Mia adorata maglia azzurra…

Come ogni anno, prima della nuova stagione, inizia il “tran tran” sulle nuove maglie.

Quest’anno però è diverso: le nuove regole imposte agli sponsor, prevedono che i loghi dei marchi che sponsorizzano le squadre di calcio, siano meno invasivi che in passato.

In particolare, nel caso del Napoli, lo sponsor istituzionale principale, Acqua Lete, dovrà rinunciare al tradizionale rettangolone rosso con scritta bianca, che ci “tormenta” da ben 15 anni.

Sembra però che quest’anno la Lete abbia scelto un logo costituito dalla sola scritta in corsivo fatta in rosso che, a prima vista, contrasta malissimo con l’azzurro della maglia.

Sui social network si afferma l’hashtag #leteout, come forma di protesta nei confronti del main sponsor della SSC Napoli.

Di contro tantissime persone, non necessariamente grafici professionisti, riescono a proporre delle ipotesi di nuove maglie con scritta Lete in bianco, molto belle e gradevoli, al punto che viene il dubbio che i designer della Robe di Kappa non siano poi così capaci di fare il loro lavoro.

In questi 15 anni di maglie del Napoli, pur con l’alternanza di fornitori di abbigliamento, da Kappa a Diadora a Macron, per ritornare a Kappa, il denominatore comune è stato sempre il bruttissimo rettangolone rosso e, in generale, maglie che raramente hanno soddisfatto i tifosi.
Voi come la pensate?

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 19 giugno 2020:

La coppa di Ringhio.

Una vittoria strana, una vittoria senza pubblico, ma pur sempre una vittoria meritatissima, figlia di un allenatore caparbio che, pure in una stagione anomala, ha saputo tirare fuori il meglio da un gruppo che, fino allo scorso gennaio, sembrava totalmente sfasciato.

Una vittoria comunque festeggiata degnamente dal popolo partenopeo che, grazie anche ad una pandemia che non sembra aver provocato grandissimi danni a questa terra, ha saputo onorare come sa fare i calciatori azzurri, con le manifestazioni di giubilo esplose in città subito dopo il rigore di Milik.

Gattuso, dicevamo, vero protagonista di questo scatto di orgoglio e determinazione che ha trasformato in squadra vera un gruppo che con il blasonato Ancelotti sembrava destinata ad una stagione anonima, per non dire fallimentare, se si escludono gli exploit con il Liverpool.

La sesta coppa Italia, non poco per un club che, purtroppo, resta con una bacheca non all’altezza dei club del nord Italia. Ma pur sempre un trofeo che, stando ai numeri e alle statistiche, rappresenta la quarta vetta del podio per il Napoli di De Laurentiis, negli ultimi 8 anni. Meglio del Napoli, a partire dal 2012, ha fatto solo la bulimica Juventus e, praticamente sullo stesso piano, la Lazio di Lotito.

Per il resto, non si hanno notizie della Milano nerazzurra sin dalla notte del mondiale per club con Benitez (sono passati quasi 10 anni), della Roma giallorossa, il cui ultimo trofeo risale al 2008, della Milano rossonera che vinse uno scudetto nel 2011 e due supercoppe nel 2011 e 2016.

Insomma, se ci limitassimo agli ultimi 10 anni, il Napoli sarebbe uno dei top club Italiani quanto a trofei, a dimostrazione del fatto, come abbiamo sempre sostenuto, che le bacheche contano e, per quanto ci riguarda, contano più dei piazzamenti, delle qualificazioni UEFA CL e degli “scudetti persi in albergo”.

Di questi ultimi ci si dimentica, come ci si dimentica degli “scudetti del bel gioco”. Chiedere a Maurizio Sarri per averne conferma.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 31 gennaio 2020:

Il calciomercato di gennaio.

Nella storia azzurra, il cosiddetto mercato invernale o, di riparazione, ci riporta alla memoria gli eventi dell’autunno 1986. Il Napoli del campione del mondo Maradona, si apprestava ad una cavalcata trionfale che avrebbe visto, il 10 maggio 1987, la conquista del primo scudetto della storia partenopea. Questa cavalcata però vide, tra i suoi protagonisti, un ragazzo di 26 anni dell’interland napoletano: Francesco Ciccio Romano, detto la Tota. Esperienze giovanili nel Milan di Farina, quello delle retrocessioni dei primi anni 80, Romano nel 1986 è a Trieste, in serie B. Grazie all’intuizione della dirigenza azzurra, viene acquistato durante la finestra autunnale, per diventare quel regista di centrocampo, da mettere tra Bagni e De Napoli, per dare qualità, efficacia e tempi di gioco alla squadra azzurra. Sarà una delle mosse vincenti della stagione 1986 1987.

Questo preambolo per tornare ai tempi di oggi. Il Napoli di De Laurentiis ricorda, solamente nelle stagioni difficili, di transizione e trasformazione, importanti mercati di gennaio. Nella prima stagione, la 2004 2005, in serie C, fu necessario rinforzare una squadra fatta in fretta e furia a settembre e, chiaramente, non adeguata in tutti i settori del campo.

Calaiò, Capparella, Fontana, Giubilato, Grava, Pià, furono tra i calciatori del marcato di gennaio 2005, quelli che rinforzarono la rosa e consentirono, l’anno dopo, la trionfale promozione in serie B.

Nella stagione 2007/2008, la prima in serie A, ci furono gli acquisti di Navarro, Santacroce, Mannini e Pazienza. Solo quest’ultimo lascerà il segno, risultando uno dei protagonisti del successivo Napoli europeo di Walter Mazzarri.

Insomma molti calciatori nelle sessioni invernali, spesso inadeguati, nel tentativo di rinforzare delle rose male assortite durante la sessione di mercato estiva.

Dalla stagione 2008-09, la tendenza verrà però invertita.

Nel gennaio 2009 arriva, dal Boca Juniors, un nuovo profeta argentino, Jesus Datolo, accolto dal presidente De Laurentiis, al San Paolo, con tanto di trionfale giro di campo. Sarà une meteora che durerà poco più di un anno, acquistato durante la fase più difficile della stagione 2008 2009, che vedrà l’esonero di Edy Reja e l’ingaggio dell’ex CT Donadoni.

La stagione inizia male e Donadoni viene licenziato. Nel frattempo, però, anche i rapporti con il Direttore Generale Marino si erano interrotti, inizia la fase del presidente “tuttofare”, scottato dal rapporto con Marino, Aurelio De Laurentiis, nell’ingaggiare il nuovo DS, Riccardo Bigon, si cala sempre di più nel ruolo di presidente “faccio tutto io”, decidendo di intervenire in prima persona nelle decisioni di mercato, laddove, con Marino Direttore Generale, molte scelte, purtroppo costose e sbagliate, erano state delegate a quest’ultimo.

Il mercato invernale della stagione 2009 2010 vede, dopo un lunghissimo tira e molla, l’ingaggio dell’esterno sinistro del Liverpool, Andrea Dossena.

Esonerato Donadoni, il Napoli con Walter Mazzarri, riuscirà ad approdare ai preliminari di Europa League.

Più la squadra migliora le proprie posizioni in classifica, più i marcati invernali del Napoli, si fanno asfittici e al risparmio.

Nella stagione 2010 2011, al giro di Boa, il Napoli è secondo dietro al Milan che, per rinforzarsi e vincere lo scudetto, ingaggerà Cassano e Van Bommel, mentre Aurelio De Laurentiis, evidentemente non interessato a contendere al Milan il titolo, si accontenterà dell’inutile terzino spagnolo Victor Ruiz e del sempre verde Peppino Mascara dal Catania.

Al termine della stagione 2010 2011, ci sarà la prima storica qualificazione azzurra alla Uefa Champions League e, probabilmente, verrà raggiunto l’apice della curva di crescita della società che, negli anni successivi, pur confermando le partecipazioni europee, non compirà nessuno sforzo sostanziale per migliorarsi veramente in cerca della conquista dello scudetto.

Nella sessione invernale della stagione 2011 2012, quella della prima Champions League e della storica qualificazione agli ottavi della manifestazione, Il Napoli acquisterà il “Pacco” Edu Vargas. Calciatore famosissimo in Cile e bomber assoluto della nazionale cilena, a Napoli fallirà miseramente. Contemporaneamente rientrerà dalla Triestina Armando Izzo, già della primavera azzurra che però non resterà a Napoli ma farà fortuna altrove, tra Genoa e Torino e il misterioso ungherese Novothny, pagato 100mila euro e restato a giocare solo per la squadra primavera!

Si prosegue nella stagione 2012 2013, nella sessione invernale, ancora una volta con gli azzurri al secondo posto alla fine del girone di ritorno, con un mercato al risparmio: tornerà, più per affezione che per altro, il bomber Calaiò, che giocherà solo pochi minuti, l’oggetto misterioso Radosevic, altro “talento” slavo inespresso, il terzino colombiano Armero e lo stopper portoghese Rolando. Tutti in prestito con diritto di riscatto. Ancora una volta, col Napoli in lotta per il titolo con la Juventus, un mercato non di “riparazione” ma di “conservazione”.

Con l’avvento di Rafael Benitez alla guida tecnica del Napoli, venduto Cavani al PSG, il mercato estivo sarà col botto. Riferendoci però solo alla sessione invernale, avremo gli ingressi di due calciatori che rappresenteranno l’ossatura del Napoli per le stagioni successive: Fauzi Ghoulam, terzino sinistro dal Saint Etienne e Jorginho, centrocampista dal Verona. In tutta onestà due ottimi colpi di mercato.

Nella stagione 2014 2015, durante il mercato invernale, arriveranno il terzino croato Strinic e l’attaccante Manolo Gabbiadini, altra eterna promessa mai esplosa, del calcio italiano. Alla fine della stagione, fallita la qualificazione Champions, Rafa Benitez saluterà, non prima di avere espresso perplessità sulle reali ambizioni del club ed i suoi progetti di sviluppo.

Tuttavia le delusioni più grandi legate al mercato di gennaio ci saranno con il triennio di Maurizio Sarri. Per ben due volte “campione d’inverno”, nella stagione 2015 2016 e 2017 2018, la società azzurra non compirà lo sforzo decisivo per completare l’organico e dare al tecnico la possibilità di competere fino alla fine contro la Juventus. Le distanze coi bianconeri saranno compensate col gioco e l’applicazione tattica, pur tuttavia, nel momento di compiere lo sforzo decisivo, nel mercato di gennaio 2016 ci sarà l’arrivo del giovane Grassi dall’Atalanta, mai in campo anche a causa di un infortunio e del difensore Regini.

Nella stagione 2016 2017, durante il mercato di gennaio, sarà acquistato Leonardo Pavoletti. Ancora una volta, un’operazione senza senso, pur costata ben 13 milioni di euro. Attaccante statico, non adatto al modulo di Maurizio Sarri, giocherà solo 6 volte col Napoli, senza segnare neanche un gol.

Tornando alla stagione 2017 2018, nuovamente “campione d’inverno”, il mercato invernale vede l’ingresso del francese, vero oggetto misterioso, Machach. Nessun rafforzamento della squadra, in lotta per il titolo con la Juve, prima in classifica fino ad inizio marzo! Sarà l’epoca delle dichiarazioni provocatorie del patron De Laurentiis: “Siamo primi, cosa dobbiamo migliorare?”.

Terminata la stagione di nuovo al secondo posto, Maurizio Sarri lascia il Napoli e Aurelio De Laurentiis tira fuori dal cilindro l’ingaggio del più titolato degli allenatori: Carlo Ancelotti!

I tifosi sperano in grandi operazioni di mercato, degne della fama del tecnico, ma ancora una volta non sarà così.

I grandi nomi non arriveranno, in compenso non ci sarà alcun mercato invernale, salvo che per l’acquisizione del giovane portoghese Carlos Vinicius che rappresenterà una bella plusvalenza quando venduto al Benfica. Peccato che oggi sia diventato uno dei punti di forza della squadra di Lisbona.

Si arriva così alla stagione 2019 2020. Ancelotti ed il suo calcio “liquido” si rivelano un bluff clamoroso, il Napoli precipita in classifica, molto lontano dalle prime posizioni e dai piazzamenti UEFA, così che il mercato di gennaio ritorna ad essere pieno di sorprese. Per porre rimedio alla distruzione del centrocampo operata dal tecnico di Reggiolo, nel frattempo sostituito da Gattuso, arrivano il tedesco Demme dal Lipsia, lo slovacco Lobotka dal Celta Vigo, l’esterno Politano dall’Inter, già desiderio dell’inverno 2017 2018.

Il Napoli compie anche altre operazioni prospettiche, per la stagione 2020-2021, tra cui l’attaccante Petagna dalla Spal. Non ci dilunghiamo su esse perché possono rappresentare anche semplicemente pedine di scambio, come già accaduto con Roberto Inglese oppure essere i sostituti di calciatori che lasceranno Napoli con la prossima sessione estiva. Al momento è impossibile fare previsioni.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 31 dicembre 2019:

Buon 2020 da NapoliTube, videoenciclopedia del Napoli.

Il 2019 del Napoli è stato un anno negativo, perchè ha rappresentato un anno di inversione di tendenza rispetto al decennio che si appresta a concludersi.

IL posizionamento stabile nelle manifestazioni europee, tra Europa League e Champions League, ha illuso l'ambiente partenopeo, inducendo a credere che i piazzamenti europei rappresentassero una sorta di obbligo cui la società sportiva calcio Napoli non potesse o dovesse sottrarsi.

Purtroppo, da un lato la forte crescita dell'Inter e delle romane, dell'Atalanta, del Cagliari, dall'altro una serie di eventi negativi tra cui l'ammutinamento della squadra, le incomprensioni tecnico tattiche e personali con l'allenatore, hanno portato il Napoli a precipitare all'ottavo posto in classifica.

A questo si è aggiunta la reazione forte della società che ha inteso, pubblicamente, punire i calciatori per il loro rifiuto di andare in ritiro, annunciando multe per centinaia di migliaia di euro.

Da ultima la polemica degli ultras azzurri, contrari alla repressione fatta attraverso le regole di uso del San Paolo, regole che, beninteso, già esistevano ma che, approfittando dell'occasione rappresentata dalla ristrutturazione per le Universiadi, vengono ora fatte rispettare attraverso provvedimenti di multa nei confronti di coloro che le violano. Il risultato di questo stato di cose è un San Paolo muto e desolante così come è apparso nelle ultime partite interne.

Insomma, l'ultima parte del 2019 è stata disastrosa per società ed ambiente partenopeo.

Probabilmente oggi siamo ad un punto di non ritorno: da un lato i risultati negativi che hanno portato all'esonero di Ancelotti, sostituito da Gattuso, dall'altro il crescente malcontento della tifoseria nei confronti della società, presidente in primis, il cui livello di gradimento è in caduta libera.

Forse i tempi sono maturi per un cambio di proprietà, come accaduto alle milanesi e come sta per accadere alla Roma, anche per la SSC Napoli sarebbe opportuno un cambio gestionale, visto che, come gli ultimi anni di gestione ci hanno dimostrato, la società non è cresciuta oltre la prima qualificazione in Champions League, datata 2011.

Il Napoli non ha messo le basi per strutture di proprietà, non ha consentito l'accesso a nuovi soci, non ha sviluppato adeguatamente il settore giovanile, la primavera è desolatamente ultima, non ha mai fatto un aumento di capitale e, molto probabilmente, ha speso anche tanto ma non bene, specie nell'ultimo mercato.

Forse la società azzurra ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità, visto che altre realtà, meno blasonate ma forse più con i piedi per terra, negli ultimi 15 anni hanno ottenuto trofei in misura maggiore del Napoli.

Pensiamo alla Lazio, che in coincidenza con la presidenza De Laurentiis, pur fortemente indebitata, magari aiutata dalla politica della Capitale, grazie a buoni rapporti che forse De Laurentiis rifiuta, è riuscita a conquistare ben 7 coppe nazionali, contro le sole 3 del Napoli.

Il presidente azzurro, magari mal consigliato, è stato prima vicino al presidente Lotito, con il quale ha sostenuto la candidatura dell'ex presidente FIGC Tavecchio, salvo poi fare marcia indietro, poi ha inseguito, vanamente, il sogno della creazione della superlega europea, partecipando ai lavori dell'ECA, appoggiando il presidente Agnelli quale suo braccio destro, salvo poi rendersi conto delle difficoltà insite nella creazione di questo nuovo organismo che, al momento, resta fortemente osteggiato dall'UEFA.

Insomma sembra che la scarsa strutturazione della SSC Napoli, priva di uomini di grande spessore e personalità, come fu per il Napoli di Ferlaino, che aveva in Italo Allodi, Pierpaolo Marino, Luciano Moggi, Gianni Punzo ed altri che non citiamo, riferimenti ben addentro alla macchina organizzativa calcistica nazionale ed europea, ci restituisce una società con un uomo solo al comando, Aurelio De Laurentiis, vero e proprio one man show, circondato solo da yes men accondiscendenti.

Fanno sorridere e masticare amaro le statistiche snocciolate dai social network del Napoli, a proposito di punti conquistati, vittorie e sequenze positive. Tutto vero quanto assolutamente inutile, visto che alla fine dei conti, nel calcio, a differenza di tanti nobili sport olimpici, il messaggio che viene inculcato è che conta solo la vittoria e i secondi restano sempre i primi degli sconfitti.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale del 16 dicembre 2019:

Sara' Napoli - Barcellona!

L'urna di Nyon riserva al Napoli, per la quarta volta agli ottavi, il Barcelona di Messi.

Leo Messi, universalmente riconosciuto come l'erede di Diego Maradona, per la prima volta calchera' il prato verde del San Paolo e, probabilmente, e' giusto cosi', i tifosi del Napoli potranno ammirarlo dal vivo in questa prima sfida ufficiale tra i due club.

Le due squadre infatti si sono sfidate in passato solo in gare amichevoli e di preparazione estiva.

La prima volta nel 1978, era il Napoli di Beppe Savoldi che sfidava il Barcelona di Cruijff, in una partita giocata nel maggio 1978, in preparazione alla finale di coppa Italia che il Napoli avrebbe giocato contro l'Inter.

In seguito l'esordio al Nou Camp, per il Napoli, si è avuto nel 2011, per il trofeo Gamper e fu 5 a 0 per il Barca.

Nel 2014, sempre ad agosto, vinse il Napoli per 1-0, infine le due sfide negli Stati Uniti dell'agosto 2019, che hanno visto il Barcelona vincere per 2 a 1 e per 4 a 0.

Sfida al limite dell'impossibile per il Napoli di Rino Gattuso ma la Champions League del Napoli, in questa stagione, e' stata ottima ed inoltre i due match si giocheranno tra oltre due mesi, in una situazione che speriamo possa essere molto diversa da quella attuale.

Forza Napoli Sempre!

Editoriale dell'11 dicembre 2019: l'esonero di Ancelotti.

Esonerato Ancelotti: 18 mesi buttati via?

Alla fine, quello che capita sempre quando non arrivano i risultati, e' successo: l'allenatore e'stato esonerato. Paga colpe sue e non sue, come accade in questi casi. Quello che possiamo dire e' che, da almeno un anno a questa parte, la squadra non aveva piu' un briciolo di quella fluidita', di quel possesso palla che le erano servite a farsi ammirare a livello nazionale ed europeo.

Il presidente ci ha provato, con il nome di grido, a superare l'addio di Maurizio Sarri e di un certo tipo di gioco basato su schemi ripetuti ossessivamente, su preparazione atletica minuziosa, su applicazione tattica. Purtroppo l'oramai ex "grande allenatore", i cui trofei oggi appaiono uno sbiadito ricordo, non e' stato capace di dare una nuova organizzazione tecnico-tattica ad una squadra che giocava a memoria, pur senza avere grandi fuoriclasse tra le sue fila.

Ma l'errore piu' grande di Carlo Ancelotti e' stato quello di avallare, senza mai battere ciglio, un mercato si costoso ma probabilmente sballato, fatto di cessioni di centrocampisti, di mancanza di alternative valide in attacco, di terzini rotti o non piu' all'altezza di ripetere le stagioni passate. Un grande allenatore, abituato per gran parte della sua carriera, ad allenare solo grandi campioni, non poteva e doveva accettare di scendere a compromessi, allorquando si e' reso conto che la proprieta' non avrebbe acquistato i calciatori funzionali ad una certa idea (?) di gioco.

A tutto questo va unita una probabile mancanza di fiducia dei calciatori nel tecnico emiliano, calciatori che forse hanno lamentato una non ottimale preparazione atletica oltre, si dice, non avere mai accettato di buon grado le ingerenze tattiche del secondo di Ancelotti, il figlio Davide.

Sono comunque voci di corridoio, non sappiamo quanto veritiere e probabilmente non lo sapremo mai, stante una atavica omerta' nel mondo del calcio per la quale e' assai raro vedere qualcuno dei protagonisti parlare apertamente dei problemi e dei rapporti di spogliatoio. Inoltre norme contrattuali stipulate con la societa', impedirebbero ai tesserati di rivelare scomode magagne interne.

Da questa vicenda l'oramai sessantenne allenatore ne esce male sul piano personale, cosi' come ne esce male il figlio che ambisce a diventare, prima o poi, primo allenatore nel calcio che conta. I due dovranno riflettere a lungo sul proprio futuro professionale, anche se, probabilmente, per Carletto da Reggiolo gia' si prospetta una nuova panchina in Premier League.

Quanto ai calciatori del Napoli, gia' da sabato sera, contro il Parma, scopriremo se l'allontanamento del tecnico emiliano sara' stato di loro gradimento. Se li vedremo correre, giocare, mettere sotto il Parma, come sarebbe nell'ordine naturale delle cose, capiremo che l'allenatore, di fatto, lo hanno "esonerato" loro. Al presidente che, di contro, non puo' esonerare i calciatori, ma solo venderli, non restera' altro che prendere atto della situazione, cercando di programmare meglio il futuro del club.

Editoriale dell'8 dicembre 2019: la crisi del Napoli Calcio.

Sembra proprio che oramai ci sia una rottura tra calciatori e proprieta'. Lasciando per un attimo perdere Ancelotti e la sua idea di calcio, i suoi schemi, le sue lezioni tattiche, che comunque non conosciamo non essendo presenti a Castelvolturno, per cui non siamo in grado di dire se i calciatori stiano cercando di seguirle o le stiano boicottando, il ragionamento piu' semplice che mi sento di fare riguarda il rapporto tra calciatori/dipendenti e societa'/datore di lavoro. Gli episodi delle ultime settimane, il ritiro forzato e boicottato, le multe e tutta la compagnia cantante, rappresentano la punta dell'iceberg di un rapporto che deve essere oramai logoro e non piu' recuperabile. Purtroppo la gestione aziendale della SSC Napoli e' talmente semplice che non e' necessario un bocconiano per comprenderla e spiegarla: il Napoli non ha risorse proprie che non provengano dai diritti TV della Lega Serie A, della Uefa, dai biglietti dello stadio, dagli sponsor, dalla compravendita dei calciatori.

Non ci sono soci, fondi, banche, etc, che possano ricapitalizzare, subentrare, incrementare la liquidita', ne ovviamente, la Filmauro, dispone di capitali che possano sostenere l'azienda, al di fuori delle risorse citate. In quest'ottica, i calciatori, tramite i loro agenti, rappresentano l'ago della bilancia, sono ben consapevoli che dalle loro prestazioni sportive derivano quei piazzamenti, che consentono alla SSC Napoli di ottenere, come accaduto fino ad oggi, una fetta consistente della torta dei diritti TV e dei premi Uefa, che rappresentano una parte preponderante del fatturato. Riducendosi queste entrate, il fatturato e' destinato ad essere ridimensionato.

Che succede quindi? Che i top player attuali, Koulibaly, Insigne, Fabian, Mertens, Callejon, Allan, ed altri, premono per essere ceduti o avere il rinnovo. ADL invece se da un lato li vuole vendere, chiede cifre fuori mercato come per Insigne o Allan, dall'altro non pensa ai rinnovi.

I calciatori quindi, con proposte da top club europei, vorrebbero liberarsi, ma possono riuscirci solo con prestazioni indecenti, che riducano la possibilità di entrate economiche per il club, obbligando il patron a venderli a cifre piu' consone, laddove i club europei sarebbero disposti a fiondarsi. La mancanza di alternative per il mantenimento della solidita' economica del club (non siamo la Juve ma neanche l'Inter) faranno si che la societa' sara' costretta a vendere per surrogare ai mancati introiti delle future partecipazioni europee e il Napoli tornera' nell'alveo della mediocrita', del decimo/dodicesimo posto, se va bene, cui abituato per gran parte della sua storia. Ecco perche' un tifoso che tenga veramente alla sorte del club deve sperare in un passaggio di mano, anche se improbabile, perche' solo con una gestione piu' in grande, con investimenti, ricapitalizzazioni e nuovi soci si potra' mantenere un livello minimo di competitività in Italia e in Europa.

Oggi, a differenza del passato, dove le entrate erano garantite solo dallo stadio e dalla vendita dei calciatori, con i diritti TV si ottengono entrare economiche che una societa' attrezzata e non patriarcale, come il Napoli, puo' sfruttare per svilupparsi, migliorarsi, trovando spazi nei mercati esteri, tutte cose che la SSC Napoli non fa, non sa o non vuole fare. Se Napoli non riuscira' a trovare dal suo interno o dall'estero un'alternativa ad ADL, allora il calcio, come tante altre cose della nostra citta', sara' destinato a finire. Non e' obbligatorio avere una squadra di calcio in serie A e non e' certo la cosiddetta "passione dei tifosi" a poterlo garantire.

Esempi disastrosi che riguardano la nostra citta' purtroppo sono tanti, basta guardare al basket, solo da pochissimo ritornato e alla fine fatta dal Mario Argento o da altri impianti sportivi. Ci vogliono soldi, centinaia di milioni, che purtroppo non arrivano dalla gente ma non arrivano neanche da altre sponde, stante la cronica incapacità nel marketing e nell'internazionalizzazione che questo club ha dimostrato. Solo un imprenditore illuminato, solido, con idee innovative, libero di muoversi, con la classe politica locale in grado di sostenerlo rapidamente, potrebbe salvare il calcio a Napoli. Diversamente meglio dedicarsi ad altro, meglio dedicare le energie "da tifosi appassionati" per cose piu' importanti.
 

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